Implantologia elettrosaldata
Implantologia elettrosaldata e sincristallizzazione con la saldatrice endorale
Chi ha inventato l’implantologia elettrosaldata? Ebbene sì, un italiano😊
L’ implantologia elettrosaldata è di nascita italiana e fu introdotta dal dott. Pierluigi Mondani già nel lontano 1972 ma mai veramente diffusa nel mondo dell’implantologia piú comune, come siamo abituati a vederla.
Personalmente ritengo tuttavia che abbia indubbi vantaggi in moltissime applicazioni.
Ma a cosa serve l’ implantologia elettrosaldata?
Il concetto che si vuole abbracciare con l’elettrosaldatura sta nel principio di solidarizzare piú impianti fra di loro affinché si possa attuare il cosiddetto “carico immediato” con la piú alta sicurezza possibile nella prima delicata fase di integrazione implantare (almeno 3 mesi dal loro posizionamento).
Utilissima anche in casi di osso al limite, dove l’implantologia classica sarebbe messa in crisi. Questo perché la tecnica si avvale anche di impianti monofasici (in un unico pezzo) con diametri piuttosto sottili e con filetti (spire della vite) ben rappresentati che trovano spazio in esigue porzioni ossee con grande stabilità.
L’ intrinseca debolezza legata al diametro ridotto, viene compensata con numero solitamente piú alto di impianti utilizzati per la zona edentula, cercando nel contempo di formare dei tripodi, ovvero orientamenti implantari tali da permettere lo scarico delle forze masticatorie in modo ottimale, senza gravare mai su un solo impianto.
Dopo avere descritto sommariamente la filosofia di questa metodica, dobbiamo abituarci a vedere una serie di impianti con un tondino di titanio che li unisce fra loro ed é appunto per questo che si dovrà utilizzare la saldatrice endorale.
Come agisce la saldatrice endorale?
Questa attrezzatura non ha naturalmente niente a che fare con le saldatrici di una officina meccanica….infatti unirà le parti di titanio con una brevissima ed intensissima scarica elettrica (assolutamente innocua per il paziente) che concentrerà il calore su un unico piccolo punto di contatto fra le parti di titanio da unire, ma per un tempo cosí piccolo che null’altro fará in tempo a essere scaldato!
La struttura cosí ottenuta, sará successivamente ricoperta dalla dentatura dopo pochi minuti dall’immissione degli impianti (il carico immediato).
Salvo casi particolari, si tratterà però di un provvisorio in resina che avrà ancora funzioni limitate, e che sará successivamente sostituito dal manufatto definitivo ad integrazione ossea completa (circa 3 mesi o piú).
A questo punto la strada puó prendere due direzioni:
- la barra puó essere levata e gli impianti saranno usati come radici standard
- la barra verrà lasciata e la protesi definitiva sará adattata alla struttura cosí com’é
Se talvolta la scelta può essere una opzione dell’operatore, altre volte invece, se la carenza di osso era notevole, sará prudente lasciare gli impianti uniti per avere la massima garanzia di tenuta nel tempo.
Pro e contro
Come tutte le metodiche anche questa ha vantaggi e svantaggi. Ecco qui un breve elenco delle considerazioni che ne ho dedotto osservando un certo numero di casi:
- Permette uno straordinario carico immediato
- É rapida
- É piú economica dell’implantologia fatta con impianti bifasici standard (impianti con moncone da avvitare e diametri piú ampi
- É talvolta meno estetica
- Pulizia delle aree sottosanti piú difficoltosa se viene mantenuta la barra elettrosaldata.
- Eccellente in aree di osso scarso dove l’alternativa per usare impianti piú standard non puó che essere il ricorso a pratiche invasive come il rialzo maggiore del seno mascellare, innesti ossei a blocco, o rigenerazione guidata dell’osso con membrane e particolati di vario genere….tutte molto valide, ma che inesorabilmente alzano i costi ed i tempi di attesa per avere denti “nuovi”……
Ma la saldatrice endorale serve anche a recuperare impianti rotti o danneggiati
In molte occasioni ho avuto modo di rimediare impianti vecchi e danneggiati con l’ausilio della sincristallizzazione, destinati (secondo il concetto classico) ad essere espiantati. Inutile che mi dilunghi sul vantaggio biologico ed economico ed ai ringraziamenti entusiastici dei pazienti.
A puro titolo esemplificativo mostriamo qui un esempio di recupero:
Il caso:
Una paziente aveva interiormente un impianto cassico che si era svitato da 2 anni! Il gioco che si era creato fra i componenti aveva consumato gli spigoli degli esagoni che impedivano la rotazione dei componenti……(ulteriori chiarimenti su questo topic).
Diciamo brevemente che avendo perduto la stabilità fra i componenti, avrebbe dovuto essere levato e sostituito da un altro impianto. Quindi rifatta la corona in ceramica sovrastante ed infine rifatto anche lo scheletrato che si agganciava all’impianto stesso (tempi biblici e spesa rilevante!).
Come si vede nella figura seguente una volta serrata la vitina, è bastato saldare il moncone in titanio al suo impianto, per renderlo nuovamente fisso ed utilizzabile con la vecchia protesi…..il tutto con una spesa risibile.
alcune domande inerenti che mi sono state poste dai miei pazienti riguardo all’ implantologia elettrosaldata
D. É vero che l’implantologia elettrosaldata viene eseguita senza dare punti? (flapless). R. Non sempre…la tecnica flapless puó essere impiegata con qualsiasi impianto ed a volte non é prudente eseguirla…..talvolta é meglio vedere la cresta ossea con un lembo e accettare qualche punto di sutura.
D. Mi hanno detto che con questa tecnica si usano impianti di “vecchia generazione“. R. Si possono usare impianti di ogni genere, ma mi sento di affermare che alcune volte bisognerebbe benedire alcuni impianti ritenuti “vecchi”….in questo senso si sta comunque facendo un passo indietro rivalutando vecchi disegni implantari e abbandonando alcuni nuovissimi impianti….a voi le conclusioni.
D. Ho sentito dire che la pulizia é difficoltosa. R. La pulizia é difficoltosa come in tutti i casi di protesi complessa…..Inoltre il principio della barra (quella sotto accusa), non é esclusiva della elettrosaldatura. La famosa barra di Ackermann viene usata con protesi mobili e fisse da decenni con piena soddisfazione dei pazienti.
Per finire direi che possiamo mostrare un caso svolto realmente e che mi pare didatticamente idoneo